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I luoghi dai nomi più tristi al mondo e le storie che vi sono dietro!

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Redazione

Vi è mai capitato di sentir parlare del “Monte senza speranza” (Mount Hopeless)? O dell'”Isola della delusione” (Disappointment Island)? Ecco a voi le storie di alcuni tristi toponimi

 

 

 

 

 

 1) Sorrow Islands (Isole della tristezza), Columbia britannica, Canada

 

 

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Il nome di queste isole è legato alla storia di Daniel Pender, un topografo della Royal British Navi.  Si narra che perse la moglie e la figlia durante la peste di Londra del 1854, tragedia che lo spinse a lasciare il Regno Unito per tornare in mare.

 

Dopo tre anni, ancora tormentato dal suo dolore, gli venne affidato il compito di mappare la vasta costa della Columbia britannica. Il suo compito era mappare sistematicamente e dare nomi ai selvaggi territori inesplorati di quest’immensa costa.

 

Dal 1857 al 1870, fece rilevamenti e nominò montagne, baie, isole, canali, fiumi e insenature. Attraverso questo processo Pender scoprì nell’attività di denominare luoghi un metodo di combattere la caducità della memoria e insieme un rimedio alla sofferenza del suo passato. Tristezza e dolore sono i nomi che usò per trasformare il paesaggio in una storia, una che potesse essere letta e attraversata, ed anche, finalmente, essere lasciata alle proprie spalle.

 

 

 2) Monte Hopeless (Monte senza speranza), Australia del Sud

 

 

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Questo monte fu battezzato involontariamente da Edward Eyre nel 1840, che scrisse sul suo diario di aver “asceso il Monte Senza Speranza”. L’esploratore, infatti, vi trovò un paesaggio «brullo, privo di vegetazione, e densamente coperto di sale, con l’aspetto più miserabile e melanconico che ci si possa immaginare».

 

Da quando gli europei erano arrivati in Australia 70 anni prima, si vociferava su misteri racchiusi all’interno dell’entroterra più profondo dell’isola. Alcuni parlavano di un mare interno o di un immenso sistema di fiumi, mentre altri immaginavano lussureggianti pianure.

 

Eyre, invece, scalò una montagna di pietre, nello sconforto più totale, fino a trovare davanti a sé un’immensa massa d’acqua. Aveva sì trovato un lago, ma chiaramente non si trattava di un mitico mare interno.

 

 

 3) Nothing (Niente), Arizona, USA

 

 

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Nel deserto dell’Arizona, tra Las Vegas e Phoenix, si trova Nothing, una città fantasma disabitata. La città, fondata nel 1977, conteneva un distributore di benzina e un mini-market. Entrambi, dall’abbandono della località nel 2005, si trovano in uno stato di totale decadimento.

 

I locali affermavano che Nothing avesse preso il suo nome da un gruppo di ubriachi. L’insegna riporta una dichiarazione poco rassicurante: «Attraverso gli anni questi devoti cittadini hanno avuto fede in Nothing, hanno sperato per Nothing, lavorato a Nothing, per Nothing».

 

 

 4) Misery /Elend (Sofferenza), Sassonia-Anhalt, Germania

 

 

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Misery si trova nel cuore della Germania. Si trova in una regione ricchissima di miti e leggende, molte delle quali furono raccolte dai fratelli Grimm durante la prima parte del XIX secolo come «frammenti di credenze che provengono dai tempi più remoti».

 

Si trova ai piedi di “Brocken Mountain”, il picco più alto delle montagne Harz. Generazioni di escursionisti e scalatori hanno raccontato di un’enorme e minacciosa figura che li seguiva nella nebbia, un’immagine spettrale circondata da circoli di luce. Il fenomeno, noto come lo Spettro di Brocken, fu descritto la prima volta dal naturalista Johann Silberschlag nel 1780. In realtà lo spettro è semplicemente l’ombra dell’escursionista proiettata da uno straordinario gioco di luci.

 

 

Broken secondo le leggende è stato luogo di streghe e rituali demonici dal XVII secolo, comparendo in alcuni dei capolavori artistici e letterari tedeschi.

 

Misery ha avuto anche l’ignobile sorte di essere l’ufficiale luogo di villeggiatura della polizia segreta della Germania dell’Est, la Stasi. Dopo la riunificazione nel 1989, Misery divenne prontamente una destinazione popolare per tutti i tedeschi.

 

 

 5) Port Famine (Porto Carestia), Patagonia, Cile

 

 

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L’area prese questo nome nel Cinquecento, quando 4 navi, dopo una terribile tempesta, arrivarono nello Stretto di Magellano nel Cile meridionale.

337 componenti della truppa, tra uomini, donne e bambini, riuscirono a sbarcare e si trovarono nella più desolata e inospitale delle destinazioni.  La terra fu dichiarata proprietà dell’Impero Spagnolo e vi fu fondata la Ciudad del Rey Don Felipe.

 

 

Il 10 Gennaio 1587, il marinaio Thomas Cavendish stava attraversando lo Stretto di Magellano quando si fermò alla Ciudad del Rey Don Felipe per fare rifornimento. Arrivato sulla terraferma, si trovò di fronte ad una scena raccapricciante. Dei 337 coloni, soltanto 15 uomini e 3 donne erano sopravvissuti. Simili più a scheletri che a uomini, restavano aggrappati agli ultimi rimasugli di vita.

 

Così, Cavendish ribattezzo la città “Port Famine“. Stranamente, i sopravvissuti rifiutarono la sua offerta di aiuto. Eccetto un uomo, che si imbarcò con Cavendish e si recò dal governatore del Cile per raccontargli il disastroso destino della città del Re Filippo.

 

 

 6) Disappointment Island (Isola della delusione), Isole Auckland, Nuova Zelanda

 

 

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Il 6 Marzo 1907 15 uomini naufragarono su delle rocce sporgenti, nella parte meridionale dell’Oceano Pacifico. Un freddo vento proveniente dall’Antartide soffiava attorno ai loro corpi umidi e infreddoliti. Attraverso il buio impenetrabile giungeva il rombo dell’oceano, mentre riduceva a pezzi la loro barca di legno contro le scogliere dell’isola.

 

Per i naufraghi, questo inconfondibile suono era il suono della “delusione”, da cui il luogo prese il suo nome. Non si sa chi la battezzò in questo modo, ma il toponimo è significativo.

 

Se non bastasse il fatto di essere naufragati senza speranza di salvezza, vi erano molte altre ragioni per essere delusi. Intanto, naufraghi più fortunati nei tropici si erano ritrovati su spiagge di sabbia bianca, un orizzonte blu di fronte agli occhi e un paradiso in terra alle loro spalle. Invece i sopravvissuti a questa disgrazia si trovavano su un piccolo mucchio di rocce ventose. Non c’era acqua turchese che li circondava, ma lo scuro, tempestoso, Oceano del Sud.

 

 

Si narra che un uomo, dopo aver capito che non si trovavano sull’isola di Auckland ma su quella della Delusione, fu a tal punto sopraffatto dalla delusione che morì dopo 12 giorni, divenendo così probabilmente l’unica persona al mondo a morire per la delusione.

 

 

 7) Death (Morte)/Kuolema, Finlandia

 

 

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Death è un paesino finlandese. Non ha banca, chiesa, pub o libreria. Nemmeno un cimitero. Un’unica, dritta strada divide la città in due, e vi si può passare attraverso senza nemmeno rendersene conto.

 

La fotografa svedese Eva Persson ha trascorso un anno documentando gli abitanti del paesino in una serie intitolata Elamaa Kuolemassa, o “La vita a Death“. «Solo in Finlandia una cittadina può chiamarsi Death», scrive Persson. «In Finlandia, nasci, poi c’è un lungo periodo di sofferenza, e poi muori»

 

Probabilmente è la singolare posizione geografica del Paese (in equilibro tra il pessimismo dell’Est Europa e la tristezza Scandinava) che genera un particolare tipo di malinconia in Finlandia, una malinconia che interiorizza l’umorismo. «Quando non c’è più nessuna speranza, non c’è ragione per il pessimismo», commentò seccamente una volta il regista finlandese Aki Kaurismaki.

 

Ci sono diverse teorie sull’origine del nome della cittadina. Una suggerisce che nacque nel 1888 quando l’oste di un motel fu ucciso da uno straniero di passaggio; una, più probabile, che deriva da un’antica filastrocca finlandese per bambini che fa «Halla, nälkä, koulema; niskat nurin ja taivaaseen» («siccità, carestia, morte; rompi il collo e vai in paradiso»). Casualmente, questa macabra poesia spiega anche i nomi di diversi luoghi vicini: Famine Hill, Neck Heath e Heaven’s Hill (Monte Carestia, Piana del Collo, Monte del Paradiso).

 

 

Fonte: Wanderlust

 

 

 

 

 

Responsabile editoriale di Scambieuropei e coordinatrice delle piattaforme digitali. Da sempre interessata ai viaggi e al mondo della mobilità giovanile